Libera, emancipata, orgogliosamente donna: un ritratto moderno e “femminista”. Sono queste le caratteristiche che saltano immediatamente all’occhio quando si osserva questo ritratto di Artemisia Gentileschi realizzato dall’amico e sodale Simon Vouet attorno al 1615. Opera destinata al loro comune amico e mecenate, quel Cassiano dal Pozzo che era al centro della vita artistica e non solo nella Roma della prima metà del XVII secolo.
Si tratta dell’unico ritratto di Artemisia Gentileschi ad oggi riconosciuto ufficialmente: la celebre artista è ritratta proprio come una pittrice, il suo sguardo fissa senza remore direttamente lo spettatore e le vesti sfarzose ne evidenziano la fama e l’importanza raggiunta in un mondo dominato (quasi) esclusivamente dagli uomini. Anzi, per evitare equivoci Vouet ci rivela il nome della ritratta inserendo un piccolo rebus sotto forma di medaglie dorato appuntato nella veste, vi raffigura un monumento antico con la scritta “Mausoleion”: si tratta del celebre Mausoleo di Alicarnasso, una delle sette meraviglie del mondo che fu fatto erigere in onore di Mausolo proprio dalla moglie, il cui nome era Artemisia.
Questo ritratto diventa quindi il suo manifesto personale, il suo miglior “biglietto da visita”, un’opera che se fosse stata auto ritratta (come più volte fece durante la sua carriera, in particolare usando l’escamotage dell’autoritratto allegorico) ne avrebbe sminuito il valore. Con questo dipinto Artemisia riceve il giusto tributo per il prestigio raggiunto.
Dopo essere rimasta per decenni nelle mani di un importante collezionista privato lombardo, nel 2019 l’opera, attraverso la G.M.J. Art Consulting, è stata acquistata dalla Fondazione Pisa che ha aggiunto un’importante tassello alla propria raccolta.
Il ritratto di Artemisia Gentileschi di Simon Vouet sarà il dipinto di apertura della grande mostra che la National Gallery di Londra dedicherà nell’autunno del 2020 ad Artemisia Gentileschi e all’influenza che il padre Orazio ebbe su di lei.